Il punto sul Monumento alla Pace Universale ai Marinaretti.
01-06-2025 07:30 - CULTURA
Per generazioni di villeggianti, in particolare coloro che per tradizione hanno sempre prediletto la Riviera di Levante, esso era ed è semplicemente " il bunker".
Ma sono in pochi a conoscere la storia di questo monumento che inesorabilmente si sta sgretolando sotto gli occhi distratti di chi passeggia nel tratto di mare denominato "I Marinaretti " fra Anzio e Nettuno.
Eppure ne ha di cose da raccontare questo inquietante "guerriero " il cui copricapo con la curiosa torretta ricorda gli elmetti in dotazione all'esercito prussiano a partire dalla metà dell'Ottocento, i cui occhi spalancati a scrutare l'orizzonte ricordano come dal mare può venire distruzione, vedi le incursioni dei barbari che per secoli hanno flagellato le coste laziali, ma anche liberazione, come lo Sbarco Alleato del 22 gennaio 1944.
Ma sono in pochi a conoscere la storia di questo monumento che inesorabilmente si sta sgretolando sotto gli occhi distratti di chi passeggia nel tratto di mare denominato "I Marinaretti " fra Anzio e Nettuno.
Eppure ne ha di cose da raccontare questo inquietante "guerriero " il cui copricapo con la curiosa torretta ricorda gli elmetti in dotazione all'esercito prussiano a partire dalla metà dell'Ottocento, i cui occhi spalancati a scrutare l'orizzonte ricordano come dal mare può venire distruzione, vedi le incursioni dei barbari che per secoli hanno flagellato le coste laziali, ma anche liberazione, come lo Sbarco Alleato del 22 gennaio 1944.
Dalla conferenza organizzata da CittaInsieme mercoledì 21 maggio 2025, scopriamo che il monumento, ora oggetto di varie proposte per il suo recupero, fu realizzato dallo scultore di origini ungheresi Amerigo Tot (1909/1984).
Esso ricopre una delle poche casematte tedesche ancora in piedi che difendevano quel tratto di costa ed è volutamente un assemblaggio di residui simbolici del secondo conflitto mondiale.
Venne inaugurato il 22 maggio 1976.
E se è vero che un'opera d'arte si misura anche dalla fama dell'artista basti pensare che è opera di Amerigo Tot, fra le altre, il fregio frontale che adorna la facciata di Roma Termini, realizzato nel 1950.
Una testimonianza alla Pace Universale, questa straordinaria opera che merita sicuramente di essere preservata come monito ma anche speranza, come sottolineano i versi finali della bella poesia composta e letta da Maria Grazia Vasta: “finché mai più la Morte dell'Anima / regnerà su questa povera Terra.”
Esso ricopre una delle poche casematte tedesche ancora in piedi che difendevano quel tratto di costa ed è volutamente un assemblaggio di residui simbolici del secondo conflitto mondiale.
Venne inaugurato il 22 maggio 1976.
E se è vero che un'opera d'arte si misura anche dalla fama dell'artista basti pensare che è opera di Amerigo Tot, fra le altre, il fregio frontale che adorna la facciata di Roma Termini, realizzato nel 1950.
Una testimonianza alla Pace Universale, questa straordinaria opera che merita sicuramente di essere preservata come monito ma anche speranza, come sottolineano i versi finali della bella poesia composta e letta da Maria Grazia Vasta: “finché mai più la Morte dell'Anima / regnerà su questa povera Terra.”
[Claudia Sebastiani]
Obiettivo dichiarato dell’incontro organizzato da Cittainsieme lo scorso 21 maggio era di allargare la cerchia di coloro che sanno cos’è quella gran testa in ferro e cemento che dalla spiaggia dei Marinaretti fissa malinconicamente il mare.
Perché è vero, troppo spesso accade che chi è informato pecca di senso della comunicazione e dà per scontato che tutti conoscano la storia di un oggetto sotto gli occhi di tutti da ben 49 anni.
Ed ecco che a dare una mano a colmare il gap ha pensato l’associazione suddetta: una riunione pubblica dove si è raccontata l’origine di quel manufatto, oggi deprimente per il suo aspetto rugginoso, ma non per questo meritevole di sprofondare nell’oblio.
Perché è vero, troppo spesso accade che chi è informato pecca di senso della comunicazione e dà per scontato che tutti conoscano la storia di un oggetto sotto gli occhi di tutti da ben 49 anni.
Ed ecco che a dare una mano a colmare il gap ha pensato l’associazione suddetta: una riunione pubblica dove si è raccontata l’origine di quel manufatto, oggi deprimente per il suo aspetto rugginoso, ma non per questo meritevole di sprofondare nell’oblio.
Non è stato difficile riuscirci.
Sono bastate alcune foto degli anni in cui il Monumento alla Pace Universale fu concepito, sono bastati alcuni cenni sulla figura dell’artista che lo realizzò, sono bastate, e chi se l’aspettava, le testimonianze dalla viva voce di chi a quell’opera fisicamente lavorò, per far drizzare le antenne dei presenti.
Il vecchio elmo arrugginito ha preso significato nei loro cuori e continuerà a prenderlo in altri, in molti cuori, quelli a cui giungerà il video che Cittainsieme ha preparato per riassumere la conferenza del 21 scorso.
Lo fa perché ha deciso di sostenere, con questo impegno divulgativo, l’azione in atto da mesi e finalizzata a far tornare ad essere il “Guerriero” un riferimento culturale fruibile, amico, sicuro.
Sono bastate alcune foto degli anni in cui il Monumento alla Pace Universale fu concepito, sono bastati alcuni cenni sulla figura dell’artista che lo realizzò, sono bastate, e chi se l’aspettava, le testimonianze dalla viva voce di chi a quell’opera fisicamente lavorò, per far drizzare le antenne dei presenti.
Il vecchio elmo arrugginito ha preso significato nei loro cuori e continuerà a prenderlo in altri, in molti cuori, quelli a cui giungerà il video che Cittainsieme ha preparato per riassumere la conferenza del 21 scorso.
Lo fa perché ha deciso di sostenere, con questo impegno divulgativo, l’azione in atto da mesi e finalizzata a far tornare ad essere il “Guerriero” un riferimento culturale fruibile, amico, sicuro.
Il video è visibile liberamente sul canale youtube di Cittainsieme a questo link https://youtu.be/TR5UXeiiROI
Parla di uno scultore ungherese, Amerigo Tot, sfuggito ai nazisti e venuto in Italia poco prima dello scoppio della guerra. Del suo ingaggio da parte dell’architetto Leopoldo Mastrella perché abbellisse in qualche modo una torretta costiera sopravvissuta alle demolizioni postbelliche. Dell’impegno con cui il Lions Club sostenne l’iniziativa. Dell’entusiasmo che ne vide l’inaugurazione, il 22 maggio 1976, alla presenza dei sindaci di Nettuno ed Anzio, Simeoni e Pasetto. E termina con una finestra aperta sull’attuale impegno dello stesso Club Lions Anzio-Nettuno che sta affrontando gli immaginabili intricati aspetti legati a una efficace ma doverosa azione di recupero.
* * *
Della conferenza hanno riferito i giornali locali, fra i quali il Litorale ed il Granchio.
Quest'ultimo però, al corretto articolo della redattrice ha premesso un sommarietto che DI NUOVO fa riferimento a una presunta volontà dell'artista di lasciar autodisgregare il monumento, volontà assolutamente infondata come proprio i lavori della conferenza di Cittainsieme hanno testimoniato.
La collocazione di quella frase induce invece a credere che tale affermazione sia emersa dalla conferenza stessa.
Probabilmente si è trattato di un intervento della redazione per corredare l'articolo ma che tradisce in chi l'ha scritto una conoscenza approssimativa dei fatti e, cosa ancora peggiore, una pigrizia nell'adagiarsi sul sentito dire senza desiderio di verificarne la fondatezza.
Ciò dà un'idea di quanto sia tosto il lavoro di recupero.
[Claudio Tondi]