Monumento alla Pace Universale

18-04-2018 16:57 -

sito storico

Situato di fronte al mare in Riviera Egidi di Nettuno, nella zona nota come "i Marinaretti", si trova un bunker di difesa costiera utilizzato durante la Seconda guerra mondiale.

Dopo la guerra la struttura non viene demolita ma trasformata in un monumento a monito delle atrocità della guerra. Così viene affidato il compito di procedere all'operazione allo scultore ungherese Amerigo Tot che nel 1976 consegna il risultato.

Egli realizza un assemblaggio di residui simbolici del conflitto e dichiara che l'opera è fatta per dissolversi, corrodersi, degradarsi e infine a smaterializzarsi; essa col tempo cadrà progressivamente a pezzi disgregandosi come deve disgregarsi in noi l'idea stessa di guerra.

L'intento dell'artista era dunque che la sua opera si disfacesse, simbolicamente ma anche realmente.

Però a distanza di decenni trovarsi davanti questo oggetto dove la ruggine ha ormai il dominio suscita come primo impatto un senso di degrado urbano più che di degradazione di un'idea.

Nel 2014 sembrava che si facesse una commissione “per il restauro e la salvaguardia del Monumento, nonché una ricerca storica che consenta il ripristino originale dell’opera” ma la cosa morì lì. Oggi la struttura metallica è fortemente logorata dalla ruggine e dalla salsedine e soprattutto è diventata pericolosa perché la ringhiera posta a salvaguardia è troppo facilmente superabile e non separa adeguatamente dagli spuntoni arrugginiti.

Si sono quindi succedute negli anni proposte e inziative per trovare un compromesso che salvi l'idea che sta alla base dell'opera e allo stesso tempo renda la struttura in qualche modo "presentabile" anche al turista più distratto e meno informato sui risvolti storici che la permeano.



Imre Toth [italianizzato in Amerigo Tot] (Ungheria 1909 - Roma 1984)

Scultore, pittore, ceramista e attore ungherese vissuto soprattutto in Italia. Diplomato alla Scuola Superiore di Arti Applicate di Budapest prosegue gli studi al Bauhaus con Klee, Kandinskij e Moholy-Nagy.
A Dresda tiene nel 1931 la sua prima personale. Nel 1933 è arrestato dai nazisti e internato a Zwickau. Evade e giunge a Roma dove ottiene un finanziamento dall’ambasciata ungherese per studiare all’Accademia di Ungheria della città.
Nel 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma. Collabora come zincografo al «Messaggero». Conosce Pericle Fazzini e stringe amicizia con altri artisti attivi in quel momento a Roma, tra cui Mirko, Afro, Cagli.
Nel 1943 prende parte alla Resistenza italiana. Dopo la guerra partecipa ad alcuni concorsi e vince premi di scultura a Saint-Vincent e Forte dei Marmi.
Dirige una fabbrica di ceramiche a Salerno e realizza la sua opera più celebre, il frontone della stazione Termini inaugurata nel 1950.
Fino al 1960 vive a Roma in via Margutta. Il suo studio diviene punto d’incontro di intellettuali (Carlo Levi, Ungaretti, Calder, Dalí ed Emilio Villa).
Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1952, 1956 e 1962.
Acquisisce visibilità grazie a varie committenze private e ciò gli meriterà il titolo di "artista dell’Anno Santo per il Vaticano nel 1975".
Negli anni Settanta è professore di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bari. Fa la sua prima di molte apparizioni cinematografiche fra cui "Il padrino parte II" con l’amico Robert De Niro.

[sintesi basata sul testo di Monica Pesce per verbapicta.it]