La salute del nostro mare.

13-03-2023 01:27 -

I RIFIUTI IN MARE PROVENGONO SEMPRE DA TERRA: NON SPORCHIAMO L’ENTROTERRA SE VOGLIAMO MARE PULITO

Interessante ed illuminante conversazione quella tenuta dalla biologa marina d.ssa Laura Aguzzi domenica pomeriggio 12 marzo nell’ambito degli incontri culturali organizzati da “il Simposio”.
Il mare, i problemi che lo toccano e le azioni che vengono messe in campo per gestirli, sono stati raccontati con chiarezza nonostante la loro complessità.

La presentazione è partita dal dato climatico ormai noto dell’innalzamento della temperatura del pianeta. Questo fenomeno coinvolge ovviamente anche il mare e, per quanto riguarda il mare Mediterraneo, sta comportando un cambiamento importante: esso sta diventando sempre più “attrattivo” per gli organismi acquatici che finora conoscevamo come tipicamente tropicali.

Gli organismi coinvolti sono dai più elementari a quelli più complessi, dove i primi fanno da nutrimento ai secondi e così via via a salire investendo tutti i livelli della “piramide alimentare”, che è la catena di specie viventi che riescono a sopravvivere e diffondersi in un determinato habitat.

Quelli alla base della piramide, ad esempio, sono sempre arrivati nei nostri mari attraverso i grossi serbatoi di “acqua di zavorra” che le grandi navi da trasporto riempiono per stabilizzare l’assetto e che poi rilasciano nei porti quando devono riempirsi di merci.

Questi trasbordi di microorganismi non hanno di solito conseguenze quando l’ambiente marino di arrivo è loro inadatto; ma i pochi gradi in più oggi rilevati nella temperatura dell’acqua mediterranea stanno rendendo questo ambiente favorevole alla loro proliferazione.
E la disponibilità di così tanto “cibo” facilita a sua volta il moltiplicarsi delle specie che di esso si nutrono e da qui il fenomeno si estende su su fino ai piani alti della piramide, facendo cadere nelle reti dei nostri pescatori animali fino a ieri assenti.



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Un altro fenomeno che si osserva lungo le nostre coste è quello del formarsi di vaste aeree colorate o schiumose. Tutto in realtà nasce dalla eutrofizzazione, cioè l’aumento eccessivo di sostanze nutritive disciolte nell’acqua.

La parola viene dal greco e significa in effetti “arricchire di buon nutrimento” ma tale benevolo significato nasconde un risvolto molto negativo: l’acqua scaricata in mare è ricca di materiale organico, cioè appunto molto nutriente, e ciò fa diventare la costa una sorta di pascolo appetitoso per i soliti piccoli organismi di base, come ad esempio le microalghe (micro perché invisibili ad occhio nudo).

Esse si nutrono e si moltiplicano a dismisura formando sull’acqua larghe chiazze colorate, le cosiddette fioriture algali.
Il loro ciclo vitale però dura poco perché dopo aver divorato tutto il mangiabile muoiono e i miliardi di scorie che restano formano quei banchi di schiuma che a volte allarmano i bagnanti finché il moto ondoso non finisce per disperderli.

Ma da dove viene tanto “nutrimento”? La fonte siamo noi esseri umani.
Per trattare le nostre acque di scarico, le acque “reflue”, ci siamo dotati di impianti di depurazione molto efficienti che riescono ad eliminare prima i corpi estranei con dei filtri meccanici (depurazione primaria) e poi i batteri nocivi, soprattutto echinococco ed escherichia coli (depurazione secondaria).

I depuratori però non riescono a cancellare tutta la carica organica dell’acqua trattata, per cui i fosfati (dai detersivi), gli azotati, ed altri composti vanno a costituire quel ricco pascolo citato prima.
Eliminare questa componente è la cosiddetta “depurazione terziaria”, poco sviluppata perché più complicata da realizzare: richiede infatti la creazione di vasti bacini in cui far stazionare l’acqua uscita dai depuratori e aspettare che alcune piante particolari ne assorbano quegli elementi da bloccare prima di riversarla in mare. Si comprende come servirebbero spazi e opere assai estesi e per questo si è indietro nel loro sviluppo.


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Tutte queste situazioni vengono tenute sotto controllo con rilevamenti regolari svolti in tutto il territorio nazionale. Se ne occupano le agenzie regionali di protezione ambientale (A.R.P.A.) che lavorano secondo rigorose norme e omogenei protocolli.
Va detto a questo proposito che la normativa di controllo ambientale in Europa, e in Italia in particolare, è estremamente stringente ed avanzata.
Per ottimizzare i controlli le ARPA delle singole regioni hanno individuato punti di prelievo statisticamente più rappresentativi della fascia costiera.

Una procedura forse poco nota è il modo con cui scatta il divieto di balneazione per inquinamento da batteri fecali:
ad un eventuale rilevamento di presenza batterica viene informato il sindaco che emette immediatamente l’ordinanza di divieto; ad essa seguono rilevamenti ogni 72 ore e solo ad esito negativo di questi la balneazione viene riammessa.
Il controllo può essere sia di routine che su segnalazione di situazione sospetta.


È bene sapere che non in tutta la costa si può fare il bagno.
Se vuoi vedere le aree balneabili del tuo comune clicca QUI
Va comunque ricordato che la balneazione è SEMPRE vietata a meno di 250m dalle foci dei corsi d'acqua.

https://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/mappa.do

[c.tondi]

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Laura Aguzzi è dirigente presso l'Arpa del Lazio dove si occupa della biologia marina del litorale di Latina.

“il Simposio” propone incontri la domenica pomeriggio in via Venezia 19 (Anzio – Cincinnato).

Per informazioni: