Come usare i DPI (mascherine e altro). La guida della Polizia di Stato

21-04-2020 17:55 -

La guida è destinata agli operatori di polizia che si possano trovare in situazioni a rischio ma contiene alcune informazioni sicuramente utili a tutti.
Il contenuto va da una precisa classificazione dei DPI (dispositivi di protezione individuali) alle prove di sterilizzazione delle mascherine monouso, dalle corrette procedure di vestizione e svestizione alla gestione delle bonifiche sanitarie.
Pubblicata dalla Direzione Centrale Sanità del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno è quindi di notevole utilità per tutti gli operatori sanitari pubblici e privati, per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, per le attività produttive ed anche per i cittadini interessati.
Puoi scaricare la Guida dal link qui in basso. La guida si occupa di tute, guanti, occhiali, visiere, mascherine
. Qui sotto riportiamo una sintesi della parte relativa alle sole mascherine.


UNA CONSIDERAZIONE DI FONDO:
l'esperienza ha mostrato che chi opera nell’assistenza medica di casi sospetti di COVID-19 è a maggior rischio quando il contatto è ravvicinato (cioè meno di 1 metro) e prolungato (più di 15 minuti) o ripetuto tale da aumentare il tempo complessivo di esposizione.

C'è da aggiungere che l’uso di mascherine può fornire un FALSO SENSO DI SICUREZZA che porta a un distanziamento fisico non ottimale, ad una peggiore funzionalità respiratoria, ad una peggiore igiene delle mani e persino a non rimanere a casa in caso di malattia.

Il rischio aumenta anche perché la manipolazione di una mascherina usata porta a una maggiore tendenza a toccarsi il viso per sistemarla.
Del resto però l'uso di mascherine in pubblico può servire per ridurre la diffusione dell’infezione minimizzando l’escrezione di goccioline respiratorie da individui infetti che non hanno ancora sviluppato sintomi o che rimarranno asintomatici.
L’uso di mascherine va quindi raccomandato quando si soggiorna in spazi affollati e chiusi, come negozi e centri commerciali o quando si usano i mezzi pubblici.


MASCHERINE IN COTONE
Uno studio ha dimostrato che le mascherine in cotone possono comportare un rischio addirittura maggiore di penetrazione di microrganismi rispetto a chi non indossa nessuna protezione.
Le proprietà di una maschera in tessuto, il suo riutilizzo, la frequenza d’uso, la possibilità di lavaggio e la sua maggiore ritenzione di umidità sono fattori che possono aumentare il rischio di infezione per chi le indossa.
Inoltre il virus può sopravvivere sulla superficie delle maschere e l’autocontaminazione è possibile attraverso l'uso ripetuto o durante le procedure di igienizzazione e lavaggio. In quel momento infatti si può trasferire l’agente patogeno alle mani nude di chi le maneggia.
Nello stesso studio si è anche visto che la filtrazione delle maschere di stoffa è estremamente scarsa (prossima allo 0%).


MASCHERINE CHIRURGICHE
Questa tipologia di mascherine rappresenta una barriera protettiva, che garantisce una protezione igienica del volto verso particelle grossolane ma NON E' PROTETTIVA NEI CONFRONTI DEL VIRUS.
La principale funzione è quella di evitare che la persona che la indossa possa contaminare quelle con le quali viene a contatto, in quanto ha una buona capacità contenitiva.
Le mascherine di tipo chirurgico sono tipicamente costituite dalla sovrapposizione di 3 strati di tessuto non-tessuto (TNT).
Il materiale più adatto per la realizzazione dei 3 strati della mascherina è il TNT in polipropilene o in alternativa in poliestere.
Dal momento che le maschere, una volta utilizzate, sono da considerarsi ALTAMENTE CONTAMINATE, è essenziale che:
• il corpo della maschera non sia toccato dalle dita/mani di chi la indossa;
• le mani siano disinfettate dopo la rimozione della maschera;
• si indossi una maschera che copra completamente il naso e la bocca ed in nessun momento sia appesa attorno al collo di chi la indossa;
• la maschera venga smaltita quando non è più necessaria o diviene umida, si danneggia o si sporca.

MASCHERINE FFP
Sono di 3 livelli:
La mascherina FFP1 rappresenta un primo livello di protezione, è in grado di filtrare l’80% delle particelle sospese in aria ed è quella di gran lunga più utilizzata in contesti lavorativi. Pur presentando un compartimento microfiltrante della grandezza di 0,6 micrometri, fornisce una bassa protezione dalle particelle solide e non rappresenta un’adeguata protezione contro particelle delle dimensioni di un virus.
La FFP2 (detta anche N95) ha struttura più rigida, più aderente alle curvature del viso e potrebbe essere dotata anche di una valvola. È dotata di filtri che impediscono l’accesso dei microorganismi alla bocca ed al naso ed arriva a filtrare il 92% delle particelle. Fornisce una media separazione contro le particelle solide e liquide ed è ADATTA A PROTEGGERE DAL CORONAVIRUS.
La FFP3 è composta dai seguenti componenti:
• corpo filtrante in materiale stratificato in polipropilene non tessuto;
• clip del naso di plastica rinforzata;
• guarnizione di tenuta in schiuma;
• elastico in elastomero termoplastico;
• valvola in polipropilene che consente all’aria espirata di uscire più facilmente, rendendo il respiratore adatto per ambienti di lavoro umidi e caldi.
Ha un’efficienza filtrante di almeno il 98%, fornisce un’ALTA SEPARAZIONE contro particelle solide e liquide ed è una mascherina IDONEA PER LA PROTEZIONE da polvere, fumi, virus, batteri e spore fungine.
Le FFP3 devono essere indossate in modo da coprire completamente il naso e la bocca e non è indicato il loro utilizzo in presenza di barba, poiché questa non permetterebbe la tenuta ermetica del respiratore.

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