1957: la nascita della PALMOLIVE ad Anzio.

08-12-2019 19:24 -

Nel 1953 dopo aver disboscato parte della macchia mediterranea dalle Falasche al Casello 45 fu iniziata la costruzione dello stabilimento “PALMOLIVE”in località Padiglione.
La costruzione fu affidata alla società SOGENE.
I Portodanzesi erano entusiasti di questo insediamento perché dopo il loro ritorno ad Anzio e trovandolo distrutto per il novanta per cento, con i pescherecci requisiti per dragare le mine, altri affondati, con le vigne da bonificare dai residuati bellici, il lavoro era pochissimo e non si sbarcava il lunario e la popolazione si dava da fare per sopravvivere.
Poi incominciò la ricostruzione del “paesello”, vennero recuperate le imbarcazioni affondate e dopo averle riparate vi si installarono i motori di carrarmato presi nei cimiteri dei mezzi abbandonati nei pressi di Padiglione e Campo di Carne adattandoli grazie all’ingegno dei fratelli Leoni che costruirono un invertitore da installare nei motori per renderli idonei alla pesca. Per le piccole imbarcazioni vennero recuperati motori fuoribordo Seagull che erano serviti agli alleati per sbarcare sulle spiagge, quindi anche la piccola pesca iniziò a lavorare e prese vita anche il turismo.
Quindi la notizia di un insediamento di uno stabilimento “americano”, la "PALMOLIVE”, accese l’entusiasmo e la speranza della popolazione anziate e dei giovani in special modo che vedevano prospettive di un lavoro migliore e stipendio fisso per poter mangiare.

Lo stabilimento prese a funzionare nel 1957 con il reparto "Articoli da toletta". Nei primi mesi del 57 venne insediata nel Comune di Anzio una commissione di esaminatori per le prove attitudinali quindi ogni giorno chi aveva superato la prova veniva mandato a Genova per un periodo di apprendimento nello stabilimento della Miralanza a cui la Palmolive era appoggiata Vanne aperto un ufficio sopra la stazione nelle "villette romane" di viale Mencacci sotto la direzione del dott. Avarone e come segretaria fu assunta la portodanzese Ione Nardini. Anche io passai l’esame ma data la mia giovane età non nutrivo nessuna speranza. Ma dato che ero fresco di scuola superai brillantemente la prova, anche se questo l’ho appreso solo dopo l’assunzione. Venni convocato nella direzione di viale Mencacci, ebbi un colloquio con il dott Avarone e fui assunto come operaio addetto all’impianto di solfonazione del nuovo reparto che doveva produrre detergenti in polvere. Il 7 ottobre 1957 iniziai il mio nuovo lavoro, e lavorai nei reparti Detergenti, Toletta e per ultimo nel reparto Saponi.

Lo stabilimento era tutto un cantiere. Vi erano ingegneri italo-americani che parlavano il dialetto napoletano dei loro padri e ci spiegavano il lavoro che dovevamo svolgere.
Il 30 ottobre 1957 il reparto passò il collaudo e subito dopo incominciò la lavorazione in rodaggio.
A dicembre del 1957 venne il Direttore Generale della Palmolive americana e si congratulò per come era andata la produzione in quei tre mesi: furono parole di elogio perché non si aspettavano che una popolazione di pescatori e contadini riuscisse a tanto.

In quei tempi le paghe erano basse ma sicure: il mio primo stipendio era di 24.000 lire. A me andava bene, ero in famiglia ed ancora dovevo fare il servizio militare e si usava che lo stipendio che prendevi lo dovevi dare a casa; mia madre provvedeva alla paghetta settimanale che te la dovevi gestire da te. Molti amici però abbandonarono la fabbrica per andare a fare il bagnino o il muratore, lavori nei quali, essendo ripresi sia l’edilizia che il turismo, si percepiva quasi il doppio.

A distanza di tempo ognuno può giudicare. Anche io mi ero ripromesso di andare via dalla Palmolive dopo il servizio militare e di mettermi in commercio. Però finito il militare aprii un negozio in via XX Settembre ma lo feci condurre da mia sorella. Io non abbandonai mai la fabbrica perché con quella avevo lo stipendio sicuro e tutta l’assistenza Sanitaria e Pensionistica.

dal libro Racconti di Portodanzio di Ciro Spina