07 Maggio 2024

Conosciamo Italo Calvino guidati da Paola Leoncini.

13-11-2023 06:54 - Testi da leggere
Siamo nel 2023 e sono cento anni esatti dalla nascita dello scrittore ITALO CALVINO, una figura che ha lasciato il segno nella letteratura: per la padronanza del linguaggio capace di esprimere concetti complessi con le parole più semplici; per la curiosità che lo ha spinto a sperimentare tecniche narrative spiazzanti e coinvolgenti; per la fantasia che gli ha permesso di volare nelle profondità dell'anima con la leggerezza di un angelo.
L'occasione dell'anniversario è stata colta da moltissimi sia nel mondo della cultura che della comunicazione; televisioni e radio, giornali e editori, si sono rincorsi a parlare di quest'uomo interessante, schivo, simpatico, familiare che abbiamo perduto quando aveva appena 62 anni, nel 1985.
Noi vogliamo aggiungerci a questo corale gesto di gratitudine verso Calvino con una sessione di lettura di suoi brani in programma il 18 novembre presso la saletta conferenze del Centro Anteo di Anzio e in replica il 5 dicembre presso il Forte Sangallo di Nettuno e a seguire nei locali dei Centri Anziani delle due città.
In collegamento con questi appuntamenti proponiamo qui un intervento sullo scrittore redatto da Paola Leoncini. Buona lettura!




Calvino: chi era costui ?

Italo Calvino nasce a Cuba, il 15 ottobre del 1923, dove il padre ha trovato lavoro come agronomo, ma a Cuba resta poco tempo poiché i Calvino tornano in Italia quando Italo ha solo 2 anni. La sua infanzia e la sua adolescenza scorrono normali e serene, a Sanremo. La sua famiglia, di stampo borghese, è piuttosto benestante grazie al lavoro di entrambi i genitori. Il padre continua ad esercitare la sua professione di agronomo e la madre insegna (sarà la prima donna, in Italia, ad ottenere la cattedra di docenza universitaria).
Anche Italo sembra seguire le orme genitoriali iscrivendosi alla facoltà di agraria, poi però, cambierà idea e indirizzo dei suoi studi preferendo le discipline umanistiche.
Il grado di cultura che si respira in casa aiuta il giovane Calvino ad avvicinarsi prima alla lettura e poi alla scrittura, con la successiva pubblicazione di racconti presso giornali e riviste dove svolgerà il mestiere di giornalista per quasi tutta la sua vita.

Gli esordi insospettabili
La sua produzione narrativa è vasta e variegata. Calvino si fa un nome come autore di opere fantastiche, ma il suo esordio avviene nel neorealismo.

Il sentiero dei nidi di ragno, il suo primo romanzo scritto nel 1947, non è di genere fantastico, bensì attinge alla realtà della sua esperienza di partigiano, in cui racconta l' avventura di un ragazzino, Pin, che si muove in un' Italia post-bellica, immersa nell' azione di chi vorrebbe liberare il Paese dall' incubo germanico.
Ciò che salta subito all'occhio del lettore è la capacità di Calvino di trattare argomenti drammatici con leggerezza, ma non superficialità.
In alcuni passaggi, Calvino strappa perfino qualche sorriso, che però, non allontana il lettore dalle tragedie in atto sotto lo sguardo innocente del protagonista.
Lo stile narrativo è semplice e scorrevole. Qua e là s'incontrano termini tecnici bellici, riferiti soprattutto ai nomi delle armi usate, ed espressioni dialettali tipicamente liguri.
La descrizione di luoghi, personaggi e stati d'animo degli stessi è straordinaria, "fisica", tanto da permettere ai lettori di "vedere" i posti descritti, immedesimarsi appieno nei personaggi e vivere le loro esperienze attraverso lo sguardo smarrito del giovanissimo protagonista.

Romanzo di formazione? Anche. Nella storia raccontata da Calvino, Pin conosce la violenza del carcere, del nemico tedesco e del tradimento, ma ha modo di assaporare la bellezza dell'amicizia sincera, senza secondi fini, e crescere, volente o nolente, nel dolore e nella disillusione di un mondo che sta cambiando inesorabilmente.
Infine il titolo. Cos'è "Il sentiero dei nidi di ragno"? È un luogo quasi magico, inventato dal protagonista dove, lui afferma, i ragni costruiscono i loro nidi, ovvero un posto, ovviamente inesistente, in cui potersi rifugiare nei momenti più bui per fuggire dalla cruda realtà della guerra e del mondo in genere; la prima avvisaglia dei voli fantastici e fantasiosi nei quali Calvino si librerá e condurrà i suoi lettori all' interno dei suoi romanzi creati durante la sua lunga carriera di scrittore.

La produzione letteraria di Calvino è molto estesa e spazia fra realtà e fantasia, orientandosi verso quest’ultima nella stragrande maggioranza delle sue opere fra le quali vanno ricordate in assoluto la Trilogia dei Nostri Antenati e i due romanzi di fantascienza Le Cosmicomiche e T-con-Zero.
La Trilogia dei Nostri Antenati è composta dai tre racconti Il Visconte Dimezzato, il più “dark”, Il Barone Rampante, il più famoso e letto, Il Cavaliere Inesistente, il più esilarante.

Il Bene e il Male in ognuno di noi
Il Visconte Dimezzato è scritto da Calvino intorno agli anni ‘60 e narra la vicenda assurda di Medardo di Terralba il quale, colpito da un cannone durante la guerra contro i Turchi, si ritrova col corpo diviso a metà: una metà si rivela buona, l’altra malvagia. Per ritrovare la sua interezza Medardo dovrà recuperare la metà buona. Un romanzo, dunque, fondato sulla ricerca dell’identità individuale e dei valori morali della persona.

Vado a vivere da solo sugli alberi
A causa di un piatto di lumache rifiutato, il giovanissimo Cosimo Piovasco scappa di casa, mal sopportando le imposizioni e le etichette di casa e si rifugia su un albero. Da qui il titolo di “Barone Rampante”. Continuerà a vivere sugli alberi senza più scendere fino alla morte ma…

Non esisto, ma sono un fenomeno.
La trilogia si conclude con Il Cavaliere Inesistente, divertentissima fiaba simil-fantasy, con un protagonista a dir poco sui generis: un’armatura vuota, ma con tutte le virtù possibili e immaginabili che un essere umano abbia. Inoltre, in aggiunta ad una fantasia senza freni, Calvino si scatena anche con l’ironia a cominciare dal nome, anzi, dalla sfilza di nomi che il protagonista srotola a chi gli chiede come si chiama. Il primo nome è Agilulfo a cui seguono una dozzina di altri in una spassosa presa in giro della smania di rincorsa ai titoli nobiliari tipica del Medioevo quando essi erano marchio di superiorità sociale.


La fantascienza di Calvino

La fantascienza di Calvino non è di sicuro quella di Guerre Stellari, bensì una fantascienza surreale, basata su piccole storie incredibili, spolverate di filosofia esistenziale, tuttavia facilmente comprensibile, nonché di immancabile ironia.
“Le Cosmicomiche” è composto da 12 piccoli capitoli narranti le avventure di Qfwfq, un alieno che le racconta in prima persona, cercando di spiegare i misteri della vita e dello spazio ad ascoltatori immaginari e ai lettori, nel modo più leggero possibile.
“T con Zero” non può essere definito con esattezza il séguito de Le Cosmicomiche in quanto solo la prima parte è collegata al primo romanzo, mentre la seconda è fondata su storie ambientate nel mondo reale, sebbene molto paradossali.


Calvino e il surreale

A ben guardare però la produzione di Calvino più che essere etichettata come fantasy andrebbe definita surreale. Calvino infatti si è molto divertito a scrivere storie in cui ai personaggi accadono eventi assurdi, al limite dell'impossibile se non oltre.
Ecco due esempi illuminanti.

Una storia che racconta altre storie
In Se una notte d'inverno un viaggiatore l'autore immagina un lettore che comincia a leggere un libro in treno ma subisce continue interruzioni sia per varie vicissitudini sia per la complessità della trama. E per decine di volte la storia riprende ma ogni volta con qualche variante.
Come ha dichiarato lo scrittore in una delle sue conferenze tenute in giro per il mondo, Se una notte d' inverno un viaggiatore rappresenta il piacere di leggere romanzi e di leggere nel senso lato del verbo.

Le avventure dei Tarocchi
Ne Il Castello dei destini incrociati Calvino inventa un'interazione fra esseri umani e figure delle carte da gioco, un po' come in Alice nel Paese delle Meraviglie, conducendo tutti i personaggi in avventure di ogni genere, muovendoli tra gli Arcani come se le carte fossero collegate fra loro da porte invisibili che introducono via via nei vari luoghi d' azione, reali o meno, in un carosello veloce di vicende astruse e divertenti.

Una narrativa, quella di queste due opere, immersa in un metafisico dove l'immaginario supera molti confini, sempre ricca del suo immancabile piacevole umorismo, anch'esso surreale, perennemente teso a ridimensionare la serietà della letteratura senza tuttavia sminuirne il valore, e a invitare lettore e autore a non prendersi mai troppo sul serio.

Le Città invisibili
Leggendo questa curiosa e affascinante raccolta di brevi racconti il lettore potrebbe ricordare non molto vagamente Le Mille e una Notte sia per il modo in cui è stato scritto sia per le atmosfere magiche ed esotiche che permeano la narrazione.
Microcosmi lontani e bizzarri che sembrano quadri di Dalì, Escher, Magritte e De Chirico. Città fantasma, l'una dentro l'altra, città a specchio, città a scale, città a canali concentrici, città costruite su alte palafitte o alti trampoli, città cresciute intorno a mercati di cui è possibile perfino percepire i profumi della merce in vendita.

Fantasia sì, ma con ordine
Come Sheherazade, Marco Polo racconta all'imperatore Kublai Khan il mondo esterno al regno in cui il sovrano sembra tristemente imprigionato e, nella narrazione, Calvino sguinzaglia al massimo la fantasia descrivendo una cinquantina di città inventate molte delle quali somiglianti a luoghi reali, ricostruite secondo la sua fervida immaginazione seguendo però una struttura e uno schema definiti e per niente casuali. Le descrizioni sono raggruppate per caratteristiche in undici blocchi di quattro, cinque città per blocco.
E così abbiamo le città della Memoria, le città dei Segni, le città dei Morti, le città Nascoste e via elencando, in un susseguirsi di finestre che si aprono su luoghi le cui peculiarità pescano nella filosofia del Panta-rei e/o del Mito della caverna.
Insomma, Le Città Invisibili è un'opera contenente tutto ciò che è cultura: geografia, arte, pensiero, fantasia e visionarietà spinte ai massimi livelli, tanto da inebriare chi lo legge, invitandolo ad entrare in una specie di universo parallelo da cui esce stordito, con molte domande, non tutte con la risposta.



Paola Leoncini

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