09 Febbraio 2025
percorso: Home > news > LE AREE > CULTURA > dibattiti

Anzio e Nettuno: due città, un unico museo a cielo aperto.

02-02-2025 08:11 - dibattiti
Queste righe sono un estratto di un recente lavoro universitario che propone un particolare intervento per salvaguardare la cultura del territorio di Nettuno ed Anzio.
L’autrice lo ha realizzato nell’ambito del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e lo ha presentato al Forte Sangallo il 6 settembre 2024 in una conferenza organizzata da Cittainsieme.
Il documento completo è scaricabile dal link a fondo pagina.




LO STUDIO

Le città di Anzio e Nettuno hanno una lunga storia in comune da raccontare, una storia che non può essere separata dal contesto ambientale e paesaggistico che l’accoglie, la lega e la definisce.
Ho quindi ragionato sui modi in cui questo patrimonio potesse essere valorizzato e reso accessibile, non solo sporadicamente, come può avvenire durante una visita guidata, ma che fosse tangibile ogni giorno.
Il MUSEO DIFFUSO si è rivelato lo strumento migliore per dare concretezza a un’idea di patrimonio che nel nostro paese non ha confini.
Il presente lavoro vuole essere una riflessione e uno studio preliminare per la creazione di un tale tipo di museo su Anzio e Nettuno.



DOVE È STATO GIÀ FATTO? TRE CASI STUDIO

Il concetto di museo diffuso si delinea in Italia a partire dagli anni Settanta del XX secolo, quando un architetto italiano, Alfredo Drugman, ne conia il termine nei suoi studi sulla Val di Trebbia. In quest’ultimo ventennio l’Italia ha poi dato forma a diversi musei diffusi: la regione Lombardia e le Marche si sono distinte come pioniere. Ma i casi, a mio parere emblematici, sono il museo della Resistenza di Torino, quello del rione Testaccio di Roma e il sistema museale dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, in provincia di Roma.
[nel documento completo qui segue la descrizione approfondita di questi musei].



I PRINCIPI BASE DEL MUSEO DIFFUSO

Possono essere sintetizzati in accessibilità, inclusività e partecipazione delle comunità cittadine.
L’accessibilità interessa la sfera fisica, quella cognitiva e quella economica. La sfida è abbattere ogni barriera, sia fisica che cognitiva.
L’inclusività riguarda l’apertura al pubblico, ma nel senso più ampio di apertura a tutte le comunità, comprese quelle che il museo non rappresenta.
La partecipazione è forse l’aspetto più difficile da attuare in quanto comporta il coinvolgimento di attori esterni al museo (la comunità appunto), il che richiede una nuova definizione di gerarchie e governance: non più un rapporto a una sola via, basato su personale specializzato che fa da guida e interprete, ma un approccio “partecipativo” in cui il ruolo del personale è soprattutto facilitare la fruizione.



IL TERRITORIO DI INDAGINE

Anzio e Nettuno sono due città al margine sud-occidentale della provincia di Roma, città costiere che formano un unico litorale continuo in cui è difficile individuare con esattezza dove inizia l’una e finisce l’altra.
Questa continuità territoriale non trova altrettanto riscontro a livello amministrativo e identitario: le due città sono centri urbani autonomi e tra le rispettive comunità è molto forte la percezione di uno sviluppo identitario indipendente con proprie tradizioni culturali e dialettali.
Ecco, dunque, l’importanza di un museo diffuso che possa tenere insieme queste due realtà attraverso una lettura delle TRACCE costituite dai contesti. Il museo diffuso ha il compito di leggere queste tracce per restituirle ai suoi utenti come parti di un tutto.
Ma ad Anzio e Nettuno tale compito è reso ancora più necessario dal fatto che il paesaggio è stato seriamente compromesso dall’attività edilizia degli ultimi decenni, un’attività portata avanti in maniera incontrollata distruggendo molto dell’aspetto originario.
In ultima istanza quindi, un museo diffuso del territorio potrebbe nuovamente tessere i legami tra persone e ambiente sviluppando una conoscenza più consapevole delle proprie origini.




UN VIAGGIO NELLA STORIA

Il territorio che si estende da Tor Caldara a Torre Astura è caratterizzato da una serie di pianori che degradano verso il mare. Insieme all’approdo naturale costituito dall’ampio golfo formato dalla linea di costa, ciò ha reso questo luogo un sito ideale per l’insediamento delle popolazioni della prima civiltà laziale.

La presenza dell’uomo nel nostro territorio risale al paleolitico medio con tracce dell’uomo di Neanderthal.
Il primo nucleo abitativo fu sul colle delle Vignacce (l’attuale s.Teresa) e viene collocato tra i secoli XI e VII a.C.
Ben presto quegli sparsi insediamenti si unirono per dotarsi di un’unica struttura difensiva. A questo primo nucleo associamo i resti dell’oppidum protostorico di Anzio e quelli del Caenon, nell’attuale Nettuno.
Il territorio diviene caposaldo dei Volsci e, dal 338 a.C., dominio romano. Secondo le indagini condotte da Paola Brandizzi Vitucci, per tutta l’epoca romana ci sarebbe stata una coesistenza, sotto la comune denominazione di Antium, di due nuclei abitativi: una “CIVITAS Antium” da identificare con Nettuno e di una “COLONIA Antium” coincidente con l’attuale territorio di Anzio.

Nei secoli successivi la città cresce di importanza. Le fonti ci tramandano l’immagine di un ricco centro residenziale fornito di ben due acquedotti, templi e edifici pubblici.
Tra il II sec. e gli inizi del I sec. a.C. sorgono diverse “villae” private dedicate ad allevamento e stabulazione del pesce a cui si affianca una fiorente attività di lavorazione dell’argilla.
Alla fine dell’età repubblicana Antium è un luogo di villeggiatura ricercato dai patrizi romani che vi costruiscono residenze splendide e sontuose lungo tutto il litorale, fra le quali numerosi i possedimenti della gens Iulia. Non a caso la città dà i natali agli imperatori Caligola e Nerone della dinastia Giulio-Claudia appunto.
Sotto il governo di Nerone Antium raggiunge l’apogeo del suo sviluppo: nel 60 d.C. è avviata la costruzione di un nuovo porto e della Villa imperiale edificata sulle fondamenta di quella augustea. La città si dota di un teatro (sul colle delle Vignacce) e di un circo di cui non si conosce però l’esatta ubicazione.
A partire dal III sec. d.C. si formano le prime comunità cristiane.
Nel VI sec., dopo il disfacimento dell’organizzazione imperiale, si sviluppa, accanto alla “Civitas Antium”, il Borgo fortificato di Nettuno. Le incursioni saracene determinano infatti una crisi che porta in breve all’abbandono della “Colonia Antium”. Durante la Guerra Gotica sono ormai solo le strutture portuali ad essere utilizzate.

Risale al 1126 la prima menzione di una località detta Castra Neptuni, mentre la “Colonia Antium” sopravvive con il toponimo di “Capo D’Anzio”. Il suo territorio viene annesso a quello di Nettuno e insieme diventano prima feudo dei monaci di Grottaferrata, poi dei conti di Tuscolo, quindi degli Orsini.
Nel 1427 subentra la potente famiglia dei Colonna. A loro si devono gli importanti restauri di palazzo Orsini e l’ampliamento delle mura del borgo.
Tra il 1501 e il 1502 prevale la signoria dei Borgia e ad essi si deve la costruzione della fortezza Sangallo. Ma dopo brevissimo tempo i Colonna riacquisiscono il feudo. Marcantonio II Colonna, originario di Lanuvio, migliora e potenzia le fortificazioni marittime minacciate dalle incursioni turche e costruisce Tor Caldara, in prossimità di sorgenti sulfuree che lo stesso Colonna sfrutta impiantandovi una raffineria.

Capo d’Anzio è un nucleo di rovine, risultato di secoli di abbandono e di predazione degli edifici utilizzati come fonte di materiale per l’ornamento delle nuove ville. Ma nel 1584 il feudo viene acquistato da papa Clemente VIII e la proprietà passa alla Reverenda Camera Apostolica. Il pontefice intende ripopolare il luogo. Primo a rispondere all’appello del papa è il Tesoriere Generale Bartolomeo Cesi che, a partire dal 1594, vi costituisce una tenuta e avvia un fiorente attività vitivinicola.
Da metà Seicento a tutto il Settecento la zona si ripopola, alle ville cardinalizie si aggiungono altri edifici abitativi.
Nel 1697 viene progettato un nuovo porto. Papa Innocenzo XII modifica la denominazione di Capo d’Anzio in quella di “Porto d’Anzio”. Tuttavia, nonostante l’impulso economico dato dal nuovo porto, a metà Ottocento Porto d’Anzio è ancora da considerare solo un agglomerato di casupole che, come descrive il Nibby, ospita non più di 500 anime, inclusi funzionari pontifici, soldati, marinai e detenuti.


La situazione di Nettuno è ben diversa, il suo ruolo, legato alla posizione geografica, è prettamente militare. Il Castello di Nettuno e il Forte Sangallo costituiscono la parte più importante del sistema difensivo militare dello stato pontificio a sud di Roma, sempre minacciato dai francesi e dalle incursioni dei pirati turchi.
L’abitato di Nettuno si divide in questo periodo in due parti ben distinte: quella antica, abitata dai cittadini di Nettuno, è rappresentata dal Castello Medievale e dalle case a ridosso delle mura; quella moderna, chiamata Borgo e abitata per lo più dai forestieri delle tenute circostanti, si sviluppa sulle tre direttrici che collegano Nettuno con Roma e con l’entroterra. L’economia della città è prettamente agricola, la popolazione è infatti costretta ad abbandonare la pesca per via delle pesanti condizioni imposte dalle autorità pontificie che gestiscono il nuovo porto.

Solo la costruzione nel 1884 della linea ferroviaria che congiunge Anzio e Nettuno con i Castelli Romani, e quindi con Roma, permette alle due città di svilupparsi come centri moderni, ricevendo benefici anche dall’attività turistica. Nettuno si era aperta al turismo balneare già a partire dalla metà dell’Ottocento ma è solo alla fine di quel secolo che sorgono, in entrambe le città, i primi hotel di lusso, le trattorie e altre attività di accoglienza. L’edilizia civile ha un forte impulso, con ville della buona borghesia romana che sorgono lungo tutto il litorale.
Col Novecento sono numerose le strutture di gusto liberty, alcune delle quali ancora oggi visibili. È di questo periodo l’edificazione del Kursaal Polli, meglio noto come Paradiso sul Mare, voluto dall’imprenditore Giuseppe Polli che intendeva realizzarvi una casa da gioco. Nel progetto il Casinò, in associazione con la stazione ferroviaria, doveva diventare il nuovo fulcro della vita cittadina, costituendone un polo culturale per mostre e sfilate di moda e richiamando ad Anzio la società italiana più elegante.

Nella Seconda Guerra Mondiale Anzio e Nettuno hanno un ruolo significativo: nel 1944 le truppe anglo-americane sbarcano in vari punti del territorio con lo scopo di liberare Roma dall’occupazione tedesca. La lunga battaglia di posizione che ne segue si protrae per oltre quattro mesi e causa ingenti distruzioni.

Negli ultimi decenni il territorio ha subito un profondo cambiamento: da prettamente agricolo è diventato industriale, residenziale e turistico. Il turismo, in particolare, è passato da un modello elitario a uno di massa, con un conseguente aumento della pressione antropica sulla costa. La fisionomia del territorio è stata trasformata dalla costruzione di nuove infrastrutture e dall'edificazione di aree costiere finora incontaminate.







“LA COLLEZIONE DI UN MUSEO DIFFUSO È IL PAESAGGIO STESSO”.

La proposta.

Partendo dal presupposto che la collezione di un museo diffuso è il paesaggio stesso, quest’ultimo deve esser inteso come l'insieme di tutti gli elementi naturali e antropici che definiscono l’identità dei luoghi e, caratterizzandoli, ne rendono leggibile la storia.
In questa ottica la scelta e lo sviluppo dei PERCORSI e delle sue tematiche diventano momenti importanti della costruzione stessa del museo. Il percorso da me scelto per il Museo Diffuso di Anzio e Nettuno vuole principalmente dare voce al profondo legame che, oggi come in passato, unisce i due centri.
A tal fine ho individuato e selezionato tutte le strutture museali già esistenti, le emergenze architettoniche e archeologiche, nonché le tracce storiche che potessero aiutare a far comprendere il territorio e la sua storia.
Le tematiche emerse sono state raggruppate in sei proposte di itinerari.

Itinerario Archeologico
Include il Vallo Latino Volsco, Villa Spigarelli, il teatro romano, il Museo Civico Archeologico di Anzio, il Cisternone, la Villa imperiale, le Grotte di Nerone, l’Antiquarium Comunale di Nettuno, la Torre del Monumento, la Villa marittima di Torre Astura.

Itinerario delle Torri Costiere
Include Torre Astura, il Forte Sangallo, Tor Caldara.

Itinerario Medievale-Moderno
Include il “Forte” (oggi il Borgo), Palazzo Orsini-Colonna, Palazzo Doria-Pamphilj, la Collegiata dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, Villa Borghese, Villa Adele, Villa Albani, Villa Sarsina.

Itinerario Liberty
Include Villini unifamiliari e il Paradiso sul Mare.

Itinerario delle battaglie
Include i Musei dello Sbarco sia di Anzio che di Nettuno e il Cimitero Americano.

Itinerario Vinicolo
Include le Cantina Bacco e la Cantina Divina Provvidenza per i vitigni DOP Bellone/Cacchione.


[nel documento ogni itinerario è descritto in dettaglio, con percorsi ragionati, datazioni e riferimenti storici]






CONCLUSIONI

La ricerca sul campo, compiuta per la stesura di questo progetto, mi ha permesso non solo di acquisire una conoscenza più approfondita del territorio di Anzio e Nettuno, ma mi ha aiutata a mettere in luce i punti di forza e di debolezza del progetto stesso.
La creazione di un museo diffuso potrà infatti rappresentare un valore aggiunto per le due città solo se sarà capace di valorizzare tutte le risorse presenti nell'area in cui il museo stesso opererà.



I PRO

Una di queste risorse è indubbiamente la componente sociale. Lavorare sul campo, infatti, mi ha permesso di conoscere meglio le realtà già attive sul territorio e da cui un museo diffuso deve partire affinché si possano perseguire quei valori di inclusività e partecipazione condivisa in precedenza menzionati parlando del ruolo dei musei all’interno della società contemporanea. Sono così entrata in contatto con diverse persone attive sul territorio, perlopiù residenti che a vario titolo si sono interessate alla sua valorizzazione.

In particolare, vorrei ringraziare per il suo contributo Claudio Tondi di Cittainsieme il quale mi ha fornito due serie di dati interessanti. La prima riguarda la raccolta firme di un comitato promotore che nel 2016 è riuscito a coinvolgere il Fai, il Comune di Anzio e sei istituti scolastici superiori, in un progetto pilota che prevedeva la riqualificazione del Paradiso sul Mare. Il progetto aveva come obiettivo l’utilizzo di due ambienti all’interno dell’edificio da adibire all’allestimento di un Museo del Liberty; progetto purtroppo non andato a buon fine per esaurimento dei fondi stanziati dal Fai, ma comunque da segnalare per l’interesse suscitato e per la risposta positiva da parte delle realtà scolastiche e cittadine.
La seconda riguarda l’iniziativa, risalente al 2020, di una rassegna denominata “Il Liberty ad Anzio e Nettuno”, sempre promossa da Cittainsieme e gravitante intorno al Paradiso sul Mare. Vennero programmati eventi sul tema dell’Art Nouveau, con conferenze, visite guidate, passeggiate urbane e una mostra d’arte installata al Forte Sangallo che riscontrò una ottima risposta del pubblico nonostante la critica situazione determinata dalla pandemia.

Un altro aspetto della vitalità culturale del territorio è rappresentato dai lavori di ricerca e di scavo di cui mi sono potuta documentare nel corso delle ricerche bibliografiche. Tra questi, voglio ricordare le indagini subacquee preventive effettuate all’interno del progetto di risistemazione del porto di Anzio del 2017 e volte a individuare la presenza di strutture o elementi di interesse archeologico all'interno e all’esterno del bacino portuale.
Una raccolta capillare dei reperti archeologici e paleontologici è stata effettuata dal Centro Archeologico di Nettuno formato intorno all’Antiquarium Comunale. Al suo interno il Centro Regionale di Documentazione della regione Lazio ha coordinato la catalogazione dei reperti conservati presso lo stesso istituto museale.

Di grande interesse è la serie dei Quaderni, ancora dell’Antiquarium, pubblicata allo scopo di far conoscere il vasto patrimonio archeologico di Nettuno. In uno dei volumi curato da Maria De Francesco, quello dedicato alla serie delle peschiere di epoca romana, l’autrice fa il punto della situazione dello stato attuale degli studi. Si tratta di strutture particolarmente fragili e instabili in quanto sottoposte alla costante azione distruttrice del mare e di quella antropogenica dell’uomo che ne hanno determinato negli ultimi anni la loro quasi totale perdita. Sempre alla serie dei quaderni dell’Antiquarium appartiene lo studio di Arianna Ciarla su la Torre del Monumento.



I CONTRO

Se questa breve carrellata fa emergere una situazione culturale attiva e vitale, altri fattori ne evidenziano alcune criticità.
  • I poli museali di maggior rilevanza sul territorio, il Museo civico archeologico di Anzio e l’Antiquarium comunale di Nettuno assicurano ai visitatori accesso libero e gratuito, ma molti, troppi altri sono i siti interdetti al pubblico, totalmente o in parte.
  • I siti archeologici mancano di una manutenzione costante.
  • In alcuni casi si nota una mancanza di illuminazione e di segnaletica per cui risulta difficile la loro individuazione all’interno del tessuto urbano.
  • L’accesso alla spiaggia di Torre Astura, al cui interno sono i siti della peschiera romana e la Torre costiera, è reso possibile all’accordo tra Comune di Nettuno e Ministero della Difesa ma è limitato ai mesi estivi.
  • Tor Caldara, e tutta l’omonima riserva naturale che la contiene, è oggi chiusa al pubblico.
  • La visita dei reperti presenti a Villa Spigarelli, di proprietà privata, è affidata all’iniziativa di comitati cittadini che tentano con non poche difficoltà di svolgervi visite guidate.
  • Infine Villa Borghese è aperta al pubblico solo occasionalmente.

Con la costituzione di un Museo diffuso, quale mezzo di valorizzazione e recupero del patrimonio locale, ci si propone di dare una cornice più stabile alle offerte culturali messe in atto fino a questo momento. Tali azioni, sviluppate in maniera autonoma, risultano infatti poco incisive, risultando frammentarie.

La sinergia con altre forze, come ad esempio il Sistema dei musei dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, darebbe un supporto più solido alle singole realtà territoriali, con una ricaduta positiva sulla promozione di tutto il territorio che ne gioverebbe in termini di visibilità e quindi di tutela.

Desidero concludere il lavoro ricordando le motivazioni che hanno guidato questo progetto fin dall'inizio: preservare e valorizzare l'eredità culturale delle città di Anzio e Nettuno che con forza continuano a raccontare la loro storia.



Stefania Mangione:
“Progetto preliminare per un Museo Diffuso nei territori di Anzio e Nettuno”
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Dipartimento di Scienze Umanistiche / Napoli
stefania.mangione@gmail.com




Qui sotto il documento completo scaricabile.






Realizzazione siti web www.sitoper.it
invia a un amico
icona per chiudere
Attenzione!
Non puoi effettuare più di 10 invii al giorno.
Informativa Privacy
Questo sito NON richiede NE’ è a conoscenza dei dati personali dei visitatori.
(Informativa fornita ai sensi del Regolamento 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE.)
torna indietro leggi Informativa Privacy
 obbligatorio