25 Aprile 2024

Al Forte Sangallo GIOVEDI 9 febbraio, 16.30

08-02-2023 17:01 - notizie locali
1786-1788 Goethe effettua il suo primo Viaggio in Italia. Al Forte Sangallo GIOVEDI 9 febbraio, rivive con:
  • Ivana Moser, narrante
  • Dario Sandro Vaggi, lettore
  • Ezio Braccioforte, per l’accompagnamento musicale
Evento curato da Gorgio Pagliuca dell’Istituto Culturale Italo-tedesco di Anzio-Nettuno.
Ingresso libero
Ore 16.30


Alcuni brani dal libro.

Era dunque scritto nel libro del destino che l’anno 1786, la sera del 28 settembre, alle cinque secondo il nostro orologio, avrei visto per la prima volta Venezia entrando dalla Brenta nelle Lagune; e che poco dopo avrei toccato questo suolo e visitata questa meravigliosa città di isole, questa repubblica di castori. Così, Venezia non è più per me, grazie agli dèi, una semplice parola.

Eccomi ora a Roma, tranquillo e acquietato per tutta la vita. Poter contemplare coi propri occhi tutto un complesso del quale già si conoscevano i particolari è come incominciare una vita nuova. Tutti i sogni della mia giovinezza ora li vedo vivi; le prime incisioni di cui mi ricordo (mio padre aveva collocato in un’anticamera le vedute di Roma), ora le vedo nella realtà e tutto ciò che da tempo conoscevo in fatto di quadri e disegni, di rami o di incisioni in legno, di gessi o di sugheri, tutto ora mi sta raccolto innanzi agli occhi, e dovunque io vada, trovo un’antica conoscenza in un mondo forestiero. Tutto è come lo immaginavo, e tutto è nuovo.

Frascati: qui l’anno vero comincia ad ottobre con la vendemmia; l’odore delle uve pigiate si diffonde per ogni vicolo impregnando l’aria di nuvole di moschini, vespe e calabroni. Le donne colgono i frutti dai vigneti, portati dagli uomini nei bigonci; all’imbrunire i carri s’inerpicano con il loro carico lungo il ciottolato della via Tuscolana…
Castel Gandolfo è dove per la prima volta in vita mia sono stato completamente felice. Poi attraversato Albano siamo ad Ariccia davanti a un parco che il principe Chigi tiene in modo bizzarro: una selva selvaggia dove alberi e arbusti crescono a loro piacimento, si seccano, cadono in terra e marciscono. Tutto ciò è perfettamente giusto e tanto meglio così. E poi Velletri con la sua bellissima posizione sopra una collina vulcanica da dove offre la più ampia veduta.

Finalmente raggiungiamo la pianura di Capua e ci si apre innanzi una bella campagna. Il grano si stende come un tappeto, i pioppi sono piantati in fila nei campi e sui rami si arrampicano le viti. Il terreno è meravigliosamente pulito, friabile ed egregiamente lavorato. Il Vesuvio si mantiene alla nostra destra fumigando con violenza. Avvicinandoci a Napoli il cielo si fa completamente sereno e noi ci troviamo veramente in un altro mondo. Le abitazioni coi tetti a terrazza fanno capire che siamo in un clima diverso; ma non credo che dentro esse siano molto confortevoli perché tutti sono in strada, tutti siedono al sole finché brilla. Il napoletano crede veramente d’essere in possesso del paradiso e dei paesi settentrionali dice: “Sempre neve, case di legno, grande ignoranza, ma danari assai.” Questa è l’idea che essi hanno delle cose nostre.

Entriamo in Palermo per una porta piuttosto singolare, due enormi pilastri ma senza architrave, fatta così affinché il carro di S. Rosalia vi possa passare in occasione della festa. Ci conducono in un grande albergo. L’albergatore, un arzillo vecchietto assuefatto da tempo a vedere facce straniere d’ogni nazione, ci accompagna in una camera spaziosa dal cui balcone si vede il mare, il monte di Santa Rosalia e la spiaggia. In un’alcova dietro le cortine scopriamo un letto imponente sormontato da un maestoso baldacchino di seta. Un appartamento così sfarzoso ci pone un certo imbarazzo e chiediamo di accordarci sul prezzo.



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